sabato 5 novembre 2011

Nuove consapevolezze

Ieri sono stata al funerale della nonna del mio Bepi. Domani c'è il funerale di un compaesano. Dovete sapere che, in un paesino con nemmeno 500 anime, ci si conosce tutti e una perdita diventa di tutti, specie quando si tratta di una brava e buona persona.

59 anni sono tanti, ma pochi per morire, per lasciare una moglie, dei figli, dei progetti, dei desideri. Non si è mai abbastanza vecchi per morire. C'è chi arriva alla splendida età di 92 anni e chi, invece, a nemmeno sessanta ci lascia, abbandona questo mondo, anche se solo fisicamente.

In questi giorni ho molto a che fare con la morte, con la realtà della morte e un po' alla volta divento sempre più consapevole che tocca a tutti, prima o poi.

La morte non è la fine di tutto, non può essere così, non può finire tutto qui, ci deve essere per forza dell'altro e ne sono certa.

Ovvio, ci vuole fede, bisogna credere in qualcosa, in qualcuno per potersi dare delle spiegazioni, anche se non giovano ad accettare questo "arrivederci".

Tutto va come deve andare, ma perchè? Evidentemente la risposta non la troviamo qui.

Facciamo vite in continuo movimento, corri qui, corri lì e poi? Poi cosa ci rimane se non abbiamo delle persone a noi care, se non abbiamo dei ricordi a scaldarci il cuore, se non abbiamo la fede che ci permette di guardare oltre, di sperare che un giorno tutti ci rincontreremo e sarà bellissimo.

Ci sono persone che ci lasciano troppo presto ed il vuoto che lasciano è incolmabile.

Quanto è magico il momento in cui ci rendiamo conto che siamo vivi, VIVI santo cielo e non lo saremo per sempre. Qualcuno sembra dimenticarsi con che facilità passiamo da un mondo all'altro. Io sento di avere una certa consapevolezza che prima o poi succederà il momentaccio, anche adesso, tra un minuto o tra cento anni, ma tutti finiremo lì, in mezzo ad un freddo corridoio di marmo, in mezzo a milioni di fiori senza poterli nemmeno guardare ed annusare, davanti a Dio vestiti, chiusi in una bara, ma infinitamente spogli. Là, con il vestito più bello che abbiamo, con le mani incrociate e quelle facce bianche come la porcellana, là, così immobili, così privi di vita, ma immensamente beati, come in un sonno che non finirà più; là con quel sorriso un po' fasullo, come a voler dire, me l'hai fatta eh, è toccata a me, là con tutte le persone care attorno, cosa rara, là, protagonisti come ad una prima della scala, là, così visibili per l'ultima volta prima di venire inghiottiti dalla terrà o prima di materializzarsi nell'aria. Ci troveremo là, tremendamente soli, tremendamente consapevoli che ci vorrà del tempo prima di far capire a chi ci sta intorno che ci siamo, che ci siamo ancora e che li continuiamo ad amare anche se in modo diverso.

Ci vorrà molto tempo prima di poterli toccare, prima di poter provare di nuovo l'emozione di un corpo caldo e saremo tremendamente tristi quando dall'alto vedremo solo lacrime e non saremo in grado di dire nemmeno una parole alle persone che abbiamo più amato.

Urleremo il più possibile per farci sentire ancora, per dire che tutto andrà bene, che ci siamo, che li amiamo, ora ancora più di prima. Faremo sforzi sovrumani per scaldare i loro cuori facendoci sentire, facendo capire loro che siamo vivi, vivi nei loro cuori, nei loro ricordi.

Rideremo insieme a loro quando ci ricorderanno nelle scene più buffe e assurde a cui abbiamo preso parte. Ci ricorderanno mille volte, fino ad annoiarci a morte, ma li capiremo, capiremo che quello è il loro modo di vederci ancora vicino a loro.

Piangeremo insieme a loro quando avranno chissà che altre sofferenze, quando si vorrebbe allungare quella dannata mano verso il basso, giù, giù fino a trapassare le nuvole, i tetti delle case, i muri, tutto quello che da loro ci divide. Una mano, un abbraccio, vorremmo fare di tutto per star loro vicini, ma solo se loro ci ameranno ancora, solo se loro ci continueranno a ricordare, solo se loro ci sentiranno palpitare nel cuore e nella mente, solo se loro saranno consapevoli che niente ha fine e che, un giorno ci riabbracceranno e quella volta, quella volta sì che sarà per sempre.

4 commenti:

Nily ha detto...

A me non riesce di accettare la morte in modo razionale, a distanza di anni mi mancano sempre tantissimo mio nonno e mia nonna che sono le persone più vicine che non sono più vicine a me adesso.

Però quello che penso a volte, è che devo ricordarmi di apprezzare le piccole cose ed essere molto più felice di quello che ho, per il semplice fatto che sono viva. E che le persone che amo lo sono.

E dovrei buttarmi un po' di più nella vita, senza esagerare ma con meno paure perchè ora sono qui. Tenere meno il muso, chiarire le incomprensioni, sorridere di più....

Un abbraccio ♥

Anemone Viola ha detto...

Nily cara, grazie di aver condiviso con me il tuo pensiero. Ti abbraccio forte

Gdn ha detto...

Direi che non potevi rendere in modo migliore anche il mio pensiero. E? sempre un vuoto, un'assenza, un calore mancato ciò che si vive in momenti del genere. Anche col tempo, per quanto la ferita bruci meno, si sente sempre viva.
Ti abbraccio

Titaghira ha detto...

Beh, le tue speranze sono belle, a me viene di chiamarle così perché non sono credente, non lo sono più, e non riesco a vedere la morte da questa prospettiva, non ce la faccio proprio, ne lo accetto, certo a volte mi svincolo anche io dal mio continuo pensare razionale e mi sento anche meglio ma sono speranze passeggere svaniscono presto.

Ecco, non ne riesco nemmeno a parlare, per cui meglio che finisca qui....pensando a una cosa che molti hanno detto e molti ricordano, solo il pensiero della morte, della fine ci può far vivere una vera vita.